venerdì 16 novembre 2018

CARI RICORDI

Cari Ricordi,

arrivate all'improvviso e siete come le lucciole in un campo di notte.

A guardarne una se ne scopre anche un'altra e un'altra e un'altra e all'inizio ci si meraviglia. Spesso ci si china a cercarle meglio, e mai che si riescono a identificare bene i contorni e d'altronde, quando se ne cattura una, perde tutta la sua poesia.

Questa sera mi è arrivato un ricordo inaspettato e sentivo tutto, come se fossi ancora lì, bambina. E' bastato girare la testa nella strada che migliaia di volte ho percorso per ritrovarmi a sette anni, accanto a mio papà, dal Mulino. Il Mulino era un posto in cui vendevano grano e mangimi per animali da allevamento di piccole dimensioni e noi avevamo alcune galline e dei conigli. Mio papà teneva i pantaloni sempre bassi e il cavallo quasi quasi arrivava a metà coscia, aveva il sigaro spento in bocca e il cappello di cotone in testa, sempre, d'estate e d'inverno. Profumava di cemento e calce e con il suo furgoncino si fermava vicino all'entrata e io ero sempre entusiasta di accompagnarlo,di salire nella grossa pesa, di vederlo scegliere il granoturco migliore.
Erano pochi minuti tutti nostri in cui lo accompagnavo a fare i suoi acquisti e mi sentivo importante, solo io insieme a lui.

Adesso c'è uno spazio vuoto al posto del mulino ed è a guardare quel cortile spoglio che è sopraggiunto il mio ricordo.

Poi è stato un susseguirsi. Mi sono venute in mente, chissà perché, le mani morbide e calde di mia nonna, quando mi accarezzava il viso e le sento quasi sulla pelle e sento la sua voce che mi chiama dalla finestra che è pronto il tè. Salivo di corsa quelle scale che qualche ora prima avevo sceso direttamente scivolando nel corrimano e arrivavo madida di sudore e c'era sempre quella mano che mi accarezzava la testa, che non chiedeva niente e mi faceva sedere, mi porgeva lo zucchero, i biscotti, e mi diceva di mangiare con calma che poi sarei tornata a giocare, che non c'era fretta.

E poi ricordo altre mani, quelle giovani, forti e grandi che ho incrociato quando ho infilato la fede nuziale nel dito sbagliato e si sono parlate stringendosi e poi quel sorriso della prima difficoltà superata insieme e il cuore che rideva dell'errore perché era tutto bello quel giorno e la mia amica suonava la chitarra e c'erano tutti, tutte le persone che amavo.

Poi le mani si sono trasformate in quelle secche e asciutte da anziana, tenute strette strette in un letto di morte. Ed erano calde fino alla fine, leggermente calde fino a che hanno potuto e le ho amate infinitamente e le rivorrei qui ogni giorno, quelle mani che sapevano cucire, che sapevano accostare e addobbare, che profumavano sempre, con le unghie pulitissime e curate. E rivorrei quella voce che mi chiedeva 'Te piase'? E ricordo quell'ultima sera in cui qualcosa mi ha trafitta per sempre quando ho sentito quell'ultimo respiro e ho chiuso gli occhi perché avrei ancora preferito il rantolo, lungo ed estenuante ma era il suo, e poi non c'era più. Solo i ricordi, i maledetti ricordi che non riportano mai indietro.

E poi c'è il ricordo più bello. Quello che rivivrei continuamente, quello che porta solo gioia, quello della vita, quello dell'attimo più bello della mia vita. Ed è quando per la prima volta i miei occhi si sono posati su quelli di mia figlia. Il mondo si è fermato in quel momento, il mondo è cambiato in quel momento. L'ho cercata ovunque e poi l'ho trovata lì, in quella stanzetta dall'altra parte del mondo, con la sua tutina gialla, i capelli neri corvini, i grandi occhi curiosi e timidi. Quelle manine così piccole sono state la prima cosa che ho toccato di lei e le ho guardate bene, ogni ditino, e ho infilato il braccialetto di pezza con il gioco nel polso e l'ho vista che ascoltava il suono che emetteva. E mai in vita mia avevo visto qualcosa di più bello. Ho iniziato ad amare come mai saprò amare altri esseri nella mia vita e mi perdo mille e mille volte in quel ricordo, così come per mille e mille volte negli anni prima era stato solo un sogno.

Cari ricordi, è così che vi amo e vi odio. E perché  troppo spesso, restate solo più voi.



Elisa


2 commenti:

  1. Cara Elisa, mai mi stancherò di dirtelo: come sei braba a scrivere!!!
    Ho vissuto i tuoi ricordi leggendoli e mi sono commossa come se fossero i miei! E il tuo ricordo più bello è una gioia per ogni cuore di mamma e papà. Grazie per averlo condiviso.
    Simona

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Caro 2021

Caro 2021, Inizi con una grande responsabilità. Ridarci la normalità. Ci manca il piacere di abbracciarci, di fare festa, di tenerci per man...

AUTORE

BRUSON MARIA ELISA
Mamma di una bimba nata in Vietnam, moglie di un uomo con una sconfinata cultura cinematografica e la passione per la boxe, lavoro come impiegata presso un Istituto Bancario e possiedo una laurea Dams con indirizzo Arte.
Leggo libri e frequento mostre d'arte appena posso.
Amo il mio gatto e le poesie.